Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.
Sognate in grande, non c'è altro da fare. Per quanto ne sappiamo, ci è concessa una sola occasione, quindi abbandonate le vostre paure e vivete i vostri sogni.
Non si lascia un sogno che rischia di avverarsi.
Ci si prova. Si va.
Ci è concessa una sola occasione.
Va còlta, letteralmente, al volo.
Non sono sempre le nostre paure ad impedirci di agire.
Ci sono ostacoli oggettivi, e per lo più sono costituiti da persone.
Non è la salita, il problema. Non è la fatica.
Non sono le difficoltà.
E' quando qualcuno ti fa lo sgambetto
per dimostrare che non sei capace di stare in piedi.
E se nonostante tutto ce la fai, allora ti taglia le gambe.
Un sogno da vivere, un cammino da percorrere.
Questa è la vita.
28 anni. Ventotto anni di lavoro, impegno, entusiasmi piccoli e grandi successi e insuccessi.
Scelte obbligate, molte, altre spontanee, altre poco importanti, ma ogni bivio porta verso qualcosa e allontana da qualcos'altro.
Qualche scelta fortunata, qualcuna azzeccata, una particolarmente infelice.
31 luglio 2007. Subito riconosciuta, mai affrontata, maledetti sensi di colpa, mai dimenticata.
Remember: it's all luck.
Ma esiste anche il deliberato sabotaggio.
Mai mettere la propria vita nella mani di qualcun altro.
Anche quando non lo si fa, o si pensa di non averlo fatto,
da qualcosa che è fuori di noi si dipende.
Perché non siamo isole.
Viviamo su un'isola, con attorno un mare infestato di squali.
28 anni di piccole scelte, di lavoro e di svago.
28 anni trascorsi a cadere e rialzarsi. Trascorsi a provare, riuscire e fallire. Riprovare.
Cambiare e continuare.
28 anni being "micro-ambitious", lavorando con quel che c'era, su quel che si aveva, con gli strumenti a disposizione. Piccoli passi portano a lunghe distanze.
O non portano da nessuna parte, ma il bello è il cammino, che richiede la maggior parte del tempo, e in cui è concentrato lo sforzo. Il cammino è bello per sè stesso, la méta è una scusa.
E allora cammini, un po' corri, un po' ti fermi e riposi.
Con la maggior leggerezza possibile, perché la vita non è una cosa seria,
e deve piacere a te, perché è solo tua.
Non è perfetta, non è facile, ma è la tua e in fin dei conti ti piace.
E' interessante ed è unica.
Non ne avrai altre. Questa c'è, e il tempo scorre. E va bene così.
Anche quando non va poi così bene.
Poi, all'improvviso, qualcuno decide che quella tua vita non è accettabile.
E, per migliorartela, te la smonta, di toglie le fondamenta, ti priva degli strumenti.
Squalo tra gli squali, ha fiutato il tuo sangue. Sono ferite leggere, niente di grave.
Ma lo squalo più vicino, quello che sembrava un delfino, ha fiutato il tuo sangue.
Sa che può colpire, sa dove colpire, sa come colpire.
La base che credevi solida ti viene tolta.
E tutte le energie che stavi impiegando per continuare ad affrontare ogni giorno gli squali, devono essere divise.
Ma non sono sufficienti. Servivano tutte, contro gli squali e per continuare a camminare.
Servivano tutte.
Non ce la si fa.
Servivano tutte per sopravvivere in mezzo agli squali, per affrontare ogni giorno Lo Squalo, serviva l'isola, la terraferma, per riposare, attrezzarsi, riorganizzarsi e ripartire.
Forse non tutto è perduto. Combatti, perché la vita è una, è bella e vale la pena provarci, sempre.
Allora chiedi aiuto. Ne trovi molto, inaspettato, e scoppi di riconoscenza.
Ma sanguini. E gli squali, si sa, sono attratti dal sangue.
E se sanguini sei meno forte di prima. E gli squali lo sanno.
E non riposi più, non ce l'hai l'isola, devi ricostruirla daccapo. Non sarà mai più la stessa.
La fatica è troppa e non c'è il tempo per riposare.
Aumenta il lavoro, aumentano i carichi, diminuiscono le ore di sonno, scompaiono le poche giornate utili per recuperare le forze.
E infine, quando pensi di poter ricominciare, scopri che gli squali hanno deciso che sei il loro pasto.
La tua vita azzerata, non c'è più nulla.
E ancora non demordi. Ci provi. E studi, e lavori.
Ti devi arrendere infine, perché qualcun altro ha deciso che arrenderti è l'unica risposta da dare, l'unica opzione che hai.
Dopo 28 anni ti trovi nel niente, con niente.
Tutto da rifare, daccapo, senza più tempo davanti, senza un futuro, senza possibilità di scelta.
Una via, unica. Sopravvivere in un modo o nell'altro.
E allora continui a respirare. Nonostante tutto, ci provi ancora, a respirare.
Riconosci altri squali vestiti da delfini, ma non importa ormai: stai soltanto respirando, non vivi ormai più. Ma chissà, forse speri?
Invano.
Malamente respiri, in un posto che non ti appartiene, dove è tutto faticoso e distante,
stai a spendere energie che non hai per ottenere obiettivi che non vuoi.
Senza più l'entusiasmo del cammino, senza più la curiosità del viaggio, senza più la voglia di andare anche senza una méta, perché il solo muoversi è bello.
Hai perso la tua libertà.
Non hai più la tua vita.
E oramai non c'è più tempo, non ci sono le condizioni oggettive. Non puoi più nemmeno sperare.
E allora, anche sopravvivere perde il suo senso.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.
Il dialetto di questa città, [...], ha una parola precisa per indicare un colpo di vento.
La parola è simile a un’altra della lingua madre: ma è femminile, perciò di significato profondamente diverso.
E la parola non descrive il colpo di vento in genere, ma un colpo di vento.
Uno in particolare.
Rèfola.
Non
refolo, che è una bava di aria insulsa, un soffio che può persistere
nel tempo, senza regalare se non una breve sensazione, a stento
registrata dalla mente che la riceve tramite la pelle.
Nulla di tutto questo.
La rèfola è qualcosa di magico, un breve respiro fatato che scompare prima ancora di dare coscienza di sé.
Una sottile consapevolezza, forse l’eco di un ricordo o la premonizione di un futuro rimpianto.
Si presenta come un sospiro fresco.
Porta sollievo, racconta di territori ariosi e di cime innevate, di mandorli in fiore e di spuma sugli scogli.
Non bisognerebbe mai ritornare:
perchè calcare i tuoi vecchi passi,
calciare gli stessi sassi,
su strade che ti han visto già a occhi bassi?
Non troverai quell' ombra che eri tu
e non avrai quell' ora in più
che hai dissipato e che ora cerchi;
si scioglierà impossibile il pensiero
a rimestare il falso e il vero
in improbabili universi.
Eppure come un cane che alza il muso e annusa l' aria
batti sempre la tua pista solitaria
e faccia dopo faccia e ancora traccia dopo traccia
torni dove niente ti aprirà le braccia...
E rimpiangere, rimpiangere mai.
Come piovigginano le vecchie cose:
perchè fra i libri schiacciare rose
di risa paghe e piene delle spose?
E buttar via un' incognita e uno scopo,
trascurare il giorno dopo
come se chiudesse sempre;
studiar la stessa pagina di storia
conosciuta già a memoria,
date e luoghi impressi a mente.
Ma gocciola da sempre sul bagnato, tesoriere dei tuoi giorni,
di chi ha preso e di chi ha dato.
E ora dopo ora e dopo un attimo ed ancora
la poetica consueta è "dell' allora"...
Primo, non ricordare,
perchè i ricordi sono falsati,
i metri e i cambi sono mutati
per la spietata legge dei mercati.
E' come equilibrarsi sugli specchi,
ad ogni occhiata un po' più vecchi,
opachi, muti e deformanti.
Frugare dentro ai soliti cassetti
dove non c'è quel che ci metti
e mai le cose più importanti.
E invece come tutti sempre lì a portarli addosso, a ricercare
quel sottile straccio rosso
che lega il tempo assente ed il presente e nella mente,
tutto questo poi ci si confonderà,
tutto questo poi ci si...
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Che figata andare al mare quando gli altri lavorano
Che figata fumare in spiaggia con i draghi che volano
Che figata non avere orari né doveri o pensieri
Che figata tornare tardi con nessuno che chiede “dov’eri?”
Che figata quando a casa scrivo
Quando poi svuoto il frigo
Che fastidio sentirti dire “sei pigro”
Sei infantile, sei piccolo
Che fastidio guardarti mentre vado a picco
Se vuoi te lo ridico
Che fastidio parlarti, vorrei stare zitto
Tanto ormai hai capito
Che fastidio le frasi del tipo
“Questo cielo mi sembra dipinto”
Le lasagne scaldate nel micro
Che da solo mi sento cattivo
Vado a letto, ma cazzo è mattina
Parlo troppo, non ho più saliva
Promettevo di portarti via
Quando l’auto nemmeno partiva
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto lasciarci
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto incontrarci
Bella gente, qui bello il posto
Faccio una foto, sì, ma non la posto
Cosa volete, vino bianco o rosso?
Quante ragazze, frate, colpo grosso
Non bere troppo che diventi un mostro
Me lo ripeto tipo ogni secondo
Eppure questo drink è già il secondo
Ripenso a quella sera senza condom
Prendo da bere, ma non prendo sonno
C’è questo pezzo in sottofondo
Lei che mi dice “voglio darti il mondo”
Ecco perché mi gira tutto intorno
Mentre si muove io ci vado sotto
Ma dalla fretta arrivo presto, troppo
E sul momento non me ne ero accorto
E poi nemmeno credo di esser pronto
E poi nemmeno penso d’esser sobrio
E poi un figlio non lo voglio proprio
E poi a te nemmeno ti conosco
Cercavo solo un po’ di vino rosso
Però alla fine, vedi, è tutto apposto
Si vede che non era il nostro corso
Si dice “tutto fumo e niente arrosto”
Però il profumo mi è rimasto addosso
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto lasciarci
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto incontrarci
Mi guardo allo specchio e penso
Forse dovrei dimagrire
Il tempo che passa lento
Anche se non siamo in Brasile
Mi copro perché è già inverno
E non mi va mai di partire
In queste parole mi perdo
Ti volevo soltanto dire
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto lasciarci
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto incontrarci
Ti ricordi quei giorni?
Uscimmo dopo le canzoni per camminare piano...
Ti ricordi quei giorni?
Gli amici bevevano vino, qualcuno parlava e rideva, noi quasi lontano,
vicino a te,
vicino a me
e ci parlammo ognuno per lasciare qualcosa,
per creare qualcosa, per avere qualcosa...
Ti ricordi quei giorni?
I tuoi occhi si incupivano, il tuo viso si arrossava
e ti stringevi a me nella mia stanza,
quasi un respiro, poi mi dicesti "Basta,
perché non voglio guardarti,
perché ho paura ad amarti".
E dicesti, e dicesti e dicesti...
Le tue parole
quasi io non ricordo più,
ma nemmeno tu ricordi niente....
Ora dove sei e che gente
vede il tuo viso e ascolta
le tue parole leggere,
le tue sciocchezze leggere,
le tue lacrime leggere,
come una volta?
Che cosa dici ora
quando qualcuno ti abbraccia
e tu nascondi la faccia
e tu alzi fiera la faccia
e guardi diritto in faccia
come allora?
Qui un poco piove e un poco il sole,
aspettiamo ogni giorno
che questa estate finisca,
che ogni incertezza svanisca...
E tu? Io non ricordo più
che voce hai...
Che cosa fai?
Io non credo davvero
che quel tempo ritorni,
ma ricordo quei giorni,
ma ricordo quei giorni,
ma ricordo quei giorni
ma ricordo...
E. Ruggeri - L. Schiavone
Se una mattina io
mi accorgessi che con l'alba sei partito
con le tue valigie verso un'altra vita
riempirei di meraviglia la città
Ma forse dopo un po'
prenderei ad organizzarmi l'esistenza
mi convincerei che posso fare senza
chiamerei gli amici con curiosità
e me ne andrei da qua
Cambierei tutte le opinioni
e brucerei le foto
con nuove convinzioni
mi condizionerei
forse ringiovanirei
e comunque ne uscirei
non so quando (quando)
non so come
Ma se domani io
mi accorgessi che ci stiamo sopportando
e capissi che non stiamo più parlando
ti guardassi e non ti conoscessi più
io dipingerei di colori i muri
e stelle sul soffitto
ti direi le cose che non ho mai detto
che pericolo la quotidianità
e la tranquillità
Dove sei, come vivi dentro?
C'e' sempre sentimento
nel tuo parlare piano
e nella tua mano
c'e' la voglia di tenere
quella mano nella mia
Tu dormi e non pensare
ai dubbi dell'amore
ogni stupido timore e' la prova che ti do
e rimango e ti cerco
non ti lascio più
non ti lascio più
I heard
That you're settled down
That you
Found a girl
And you're
Married now
I heard
That your dreams came true
I guess she gave you things
I didn't give to you
Old friend, why are you so shy?
It ain't like you to hold back or hide from the lie.
I hate to turn up out of the blue uninvited,
But I couldn't stay away, I couldn't fight it,
I had hoped you'd see my face,
And that you'd be reminded that for me it isn't over,
Never mind, I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead,"
Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead, yeah,
You know how the time flies,
Only yesterday was the time of our lives,
We were born and raised in a summer haze,
Bound by the surprise of our glory days,
I hate to turn up out of the blue uninvited,
But I couldn't stay away, I couldn't fight it,
I had hoped you'd see my face,
And that you'd be reminded that for me it isn't over,
Never mind, I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead,"
Nothing compares,
No worries or cares,
Regrets and mistakes, they're memories made,
Who would have known how bittersweet this would taste?
Nevermind, I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead,"
Nevermind, I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead,"
Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead.
"Le cose bisogna dirle. Bisogna dirle subito le cose. Perché tenersele dentro, stanno lì e fanno male.
[...] Per aiutarti, ... tutti fanno a gara per aiutarti a DIMENTICARE.
[...] Perché devo dimenticare? C'è qualcosa che non si può dire? Qualcosa che da fastidio? A chi? Cosa non devo dire? Ciò che non si può dire.
[...] Per morire non occorre andare al Camposanto. Basta poco.
[...]
Lo spunto di uno spettacolo teatrale che racconta una "piccola" grande tragedia,
come tante, come troppe, evitabilissima.
Un racconto che suscita emozioni, la narrazione di qualcosa che è accaduto realmente.
Il pretesto per urlare che la verità può (e dovrebbe) essere detta. E che questo non dovrebbe essere appannaggio esclusivo degli artisti.
I racconti "scomodi" ma veri
sono tollerati in un contesto di produzione e divulgazione artistica,
in teatro, in un romanzo, in un saggio, un dipinto. A volte anche apprezzati.
Non sono ben accetti nella vita quotidiana, nel reale, Dove si apprezza chi la verità tace e non chi invece la verità dice.
Fa riflettere. Amaramente.
Andrea Castelli.
Teatro di Cavalese - 2002
La tragedia del Cermis.
1 di 6
2 di 6
3 di 6
Forse sarebbe meglio non pensarci più. invece io ci penso. Ci penso. Testardo, lo so, ma non riesco a tenermelo dentro, non ce la faccio proprio. "E dai, è successo quel che è successo, è andata come è andata, vedrai che il tempo aggiusterà le cose". BALLE. Il tempo non aggiusta proprio niente il tempo, ... io devo dirlo quello che ho dentro. Devo dirlo, dirlo a qualcuno ... Devo dire ciò che non si può dire.
4 di 6
Non ce l'ho con l'America. Ce l'ho con l'imbecillità. E l'imbecillità, oltre a non avere sesso e religione, non ha Patria.