I VESTITI DEL RE

La mia sola dipendenza è la libertà.
E non intendo disintossicarmi.
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I'm addicted to freedom only.
And I'm not going to undergo any treatment.

martedì 16 ottobre 2007

OCCASIONI PERDUTE

Ancora una volta hanno perso l'occasione per cambiare rotta.

Palazzo Chigi si vanta dell'avvio della procedura di assegnazione delle frequenze WiMax, sembra quasi un servizio reso ai cittadini, un'innovazione per il Paese.
A ben guardare invece, si tratta della solita bufala italiana.
Pochi soggetti economici si accaparreranno la concessione delle licenze.
E venderanno a caro prezzo ai cittadini la possibilità di accedere alla rete, di scambiare liberamente informazioni, in poche parole di esercitare i propri diritti.


Wimax: procedura per assegnazione frequenze
È stata avviata il 15 ottobre 2007 dal ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, la procedura di assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze "WiMax" (Worldwide Interoperability for Microwave Access). I diritti d'uso delle frequenze di gara hanno una durata di 15 anni a partire dalla data di rilascio, sono rinnovabili e non possono essere ceduti a terzi senza l'autorizzazione del Ministero delle Comunicazioni. La tecnologia WiMax è un sistema di radiocomunicazioni che consente di offrire all'utente servizi di accesso a larga banda alle reti, tramite collegamenti via radio fra una singola stazione base localizzata in una posizione fissa ed un numero di stazioni utente collegate a detta stazione base. Essa permette di portare la banda larga anche là dove è impossibile realizzare collegamenti Internet via cavo, consentendo di coprire vasti territori con una singola antenna, e richiedendo, quindi, investimenti molto limitati. ... (leggi il resto)

E' interessante leggere la "procedura" prevista (ed approvata) per l'assegnazione delle frequenze.
In particolare segnalerei i requisiti dei soggetti che possono partecipare alla gara, ovvero:
• prevedere nel proprio oggetto sociale il complesso delle attività connesse all’utilizzo dei diritti d’uso;
• prevedere nel proprio statuto una durata pari almeno a quella dei diritti d’uso;
• essere titolare di autorizzazioni generali per le reti e/o i servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico o dimostrare la propria idoneità tecnica e commerciale nel settore;
• essere o impegnarsi a costituire una società di capitali.
Estremamente significativi sono inoltre gli importi minimi per ogni diritto d'uso. Sono numeri a 7 cifre, decimali esclusi.

Credo che i servizi pubblici debbano essere tali. Ovvero gestiti (bene!) dall'ente pubblico e messi a disposizione di tutti i cittadini.
Non ha senso delegare a privati (che hanno come finalità il lucro) la gestione e la distribuzione di servizi. E' ormai assodato, è sotto gli occhi di tutti.
La qualità non migliora (anzi, in molti casi è addirittura peggiore rispetto a quella - pur scarsa - garantita da una gestione pubblica), i costi non diminuiscono, le garanzie per i cittadini vengono meno.
C'è una petizione on-line , che probabilmente lascerà il tempo che trova.
Scriveva Beppe Grillo il 28 gennaio 2005:
Sono un partigiano della terza guerra mondiale, quella dell’informazione.
Non siamo privati dell’informazione, oggi c’è la sommersione dell’informazione.
L’unico modo per assicurare la sopravvivenza della democrazia è avere la garanzia che il governo non controlli la possibilità dei cittadini di condividere informazioni e di comunicare.
E ancora, sull'argomento:
15 giugno 2007

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vorrei mandare un grosso...anzi un mega VAFFANKULO a tutti quei politici che per farsi pubblicita' in campagna elettorale dicono di voler risolvere il problema del mezzogiorno d'Itlia...MA...VAFFANKULOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
SI PUO'??