I VESTITI DEL RE

La mia sola dipendenza è la libertà.
E non intendo disintossicarmi.
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I'm addicted to freedom only.
And I'm not going to undergo any treatment.

giovedì 19 giugno 2008

SORRISI E RISATE

Credo si possa vivere senza conoscere il testo di ogni opera letteraria o poetica prodotta nei secoli. Credo che la letteratura e la poesia possano essere assaporate per sensazioni ed emozioni, e non debbano necessariamente essere analizzate in un esame autoptico.



Ecco il testo della prova di italiano di maturità , “dedicata” al povero Montale:

Eugenio MONTALE, Ripenso il tuo sorriso
(da Ossi di seppia, 1925)
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura
[caso] tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera
[edera] i suoi corimbi [infiorescenze a grappolo];
e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua
[non toccata dal male del mondo],
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano
[amuleto, portafortuna].

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi
[inquieti ]in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d’una giovinetta palma.


Eugenio Montale (Genova, 1896 – Milano, 1981) da autodidatta (interruppe studi tecnici per motivi di salute), approfondì i suoi interessi letterari, entrando inizialmente in contatto con ambienti intellettuali genovesi e torinesi. Nel 1925 aderì al Manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce. Nel 1927 si trasferì a Firenze, ove lavorò prima presso una casa editrice e poi presso il Gabinetto Scientifico Letterario Viesseux. Nel dopoguerra si stabilì a Milano, dove collaborò al “Corriere della Sera” come critico letterario e al “Corriere dell’Informazione” come critico musicale. Le sue varie raccolte sono apparse tra il 1925 (Ossi di seppia) e il 1977 (Quaderno di quattro anni). Nel 1975 ricevette il Premio Nobel per la letteratura. La sua produzione in versi, dopo l’iniziale influenza dell’Ermetismo, si è svolta secondo linee autonome.
1. Comprensione del testo
Dopo una prima lettura riassumi brevemente il contenuto informativo della lirica in esame.
2. Analisi del testo
2.1. Nella prima strofa il poeta esprime, in una serie di immagini simboliche, da una parte la sua visione della realtà e dall’altra il ruolo salvifico e consolatorio svolto dalla figura femminile. Individua tali immagini e commentale.
2.2. Nel verso 2 ricorre l’allitterazione della “r”. Quale aspetto della realtà sottolinea simbolicamente la ripetizione di tale suono?
2.3. Il ricordo della donna è condensato nel suo viso e nel sorriso, nel quale si manifesta, “libera”, la sua “anima”
(v. 6). Prova a spiegare in che senso il portare con sé la sofferenza per il male del mondo può essere, come dice il poeta, “un talismano” (v. 8) per un’anima e come questa condizione possa essere altrettanto serena che quella di un’anima “ingenua” non toccata dal male (v. 6).
2.4. Nella ultima strofa ricorrono espressioni relative sia alla condizione interiore del poeta, sia alla “pensata effigie” (v. 9) della donna. Le prime sono riconducibili al motivo dell’inquietudine, le seconde a quello della calma. Commenta qualche espressione, a tuo parere, più significativa relativa a entrambi i motivi e in particolare il paragone presente nell’ultimo verso.
2.5. Analizza la struttura metrica (tipi di versi, accenti e ritmo, eventuali rime o assonanze o consonanze), le scelte lessicali (i vocaboli sono tipici del linguaggio comune o di quello letterario o di entrambi i tipi?) e la struttura sintattica del testo e spiega quale rapporto si può cogliere tra le scelte stilistiche e il tema rappresentato.
3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
Sviluppa con osservazioni originali, anche con riferimento ad altri testi dello stesso poeta e/o a opere letterarie e artistiche di varie epoche, il tema del ruolo salvifico e consolatorio della figura femminile. In alternativa inquadra la lirica e l’opera di Montale nel contesto storico-letterario del tempo.



Ed ecco il divertente commento di Giorgio De Rienzo - 18 giugno 2008
(da corriere.it)

"Premetto che sono per principio allergico all’analisi di un unico testo e per di più pilotata da una traccia prestabilita, perché quella traccia generalmente svia la lettura o l’imbriglia in un’interpretazione preconfezionata. Oltre tutto, in questa Maturità, la scelta del quarto componimento della terza sezione di Ossi di seppia di Montale non è felice, perché costituisce un testo poco rappresentativo dell’intera raccolta.

Ma entriamo nei dettagli. La traccia prevede, prima di tutto, che lo studente riassuma brevemente il «contenuto informativo della lirica in questione». Una poesia ha il valore di una notizia? Non lo sapevo. Lo studente, più saggio degli esperti del ministero, avrà proceduto a fare un semplice riassunto di ciò che i versi di Montale sanno evocare. La prima strofa mette in scena il ricordo di un «sorriso» che è come «un’acqua limpida», vista per caso, «tra le petraie d’un greto», una sorta di piccolo lago in cui si rispecchia l’edera e più in alto ancora «l’abbraccio d’un bianco cielo». Montale è qui chiarissimo: mette in primo piano un ricordo caro. Il Ministero complica tutto perché chiede di individuare la «visione della realtà» del poeta e quella del «ruolo salvifico e consolatorio della figura femminile». Siamo nei guai. Qui c’è un errore grossolano: la poesia è dedicata a Baris Kniaseff che donna non è, ma un vecchio amico ora «lontano». E allora cosa fare? Bisticciare con gli esperti o fare finta di niente? Dire che la ripetizione di tante «r» sta per una realtà ostile e «l’acqua limpida» per una donna che salva, sarà stata forse la scelta più accomodante.

E’ chiaro che tutto il resto va ora a precipizio perché la traccia, mentre s’intestardisce a mettere in scena una donna, chiede di spiegare (con un italiano traballante) in «che senso il portare con sé la sofferenza per il mondo può essere, come dice il poeta, "un talismano" per un’anima e come questa condizione possa essere altrettanto serena che quella di un’anima "ingenua" non toccata dal male». Ma se si leggono i versi non c’è questa equazione, ma solo una sorta d’interrogativa indiretta in cui ci si chiede se l’amico sia oggi un’anima ingenua o un’anima che soffre.

Lo studente saggio avrà a questo punto mandato a quel paese i signori del ministero e nell’ultima strofa seguirà Montale che, al ricordo della «pensata effigie» dell’amico, sommerge i propri «crucci estrosi». Poi, se sarà stato in grado, avrà fatto la sua bella analisi stilistica del componimento e quindi parlato genericamente della poesia di Montale. Tranquilli ragazzi, niente paura. Con esperti ministeriali così poco competenti, il vostro tema meriterà comunque un punteggio pieno".


Evviva!

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