I VESTITI DEL RE

La mia sola dipendenza è la libertà.
E non intendo disintossicarmi.
****
I'm addicted to freedom only.
And I'm not going to undergo any treatment.

lunedì 25 novembre 2013

LA VIOLENZA NON E' UGUALE PER TUTTE

Tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non Governative (ONG) ad organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica in quel giorno. 

"Si chiama “violenza”, includendo quella di genere, quella che si realizza su una persona opprimendone l’autodeterminazione".

"Se dentro casa io mi ribellassi al potere di un uomo che intende controllare e reprimere la mia lotta per l’autonomia,  non si chiamerebbe violenza quella oppressione? Com’è perciò possibile che mi venga detto di esigere la libertà di dissentire, scegliere, autodeterminare la mia esistenza a casa se, invece, quando scendo in piazza per rivendicare il diritto a un tetto e al reddito si fa di tutto per farmi apparire una criminale e si dirà che sono un problema di ordine pubblico?"


Qualche mese fa ho assistito mio malgrado, sul luogo di lavoro, ad una conversazione tra uomini (il titolare ed alcuni dipendenti di una medesima azienda) che commentavano l'omicidio di una donna (la notizia sul Gazzettino on line).
Alcuni di questi in particolare avevano conosciuto personalmente la donna in questione, con la quale avevano lavorato per un periodo.
L'esordio nel definire la loro conoscente defunta è stato qualcosa del tipo "una gran gnocca" (concetto ripetuto più volte con varie perifrasi ed espressioni anche non verbali piuttosto colorite). 
Nessun accenno alla personalità, agli interessi, alla professionalità, naturalmente.

La conversazione è poi proseguita con l'osservare come l'attributo di "gran gnocca" della signora in questione fosse causa di antipatie nei suoi confronti da parte delle colleghe (naturalmente femmine), le quali usavano riservarle trattamenti poco professionali e di grande ostilità.
Comportamenti questi stigmatizzati come tipicamente femminili, illogici, infondati e ingiustificati.
Oltre che "cattivi". 
La sentenza finale è stata qualcosa come "Solo le donne sono capaci di tanta crudeltà. Un uomo non lo farebbe mai".
(Acuta analisi, argomentazioni di grande spessore, è sempre un piacere assistere a questo tipo di chiacchiere da bar senza poterle scansare).

Ho finto di ignorare la cosa.
Ho omesso di far notare loro che la ragazza è stata uccisa. 
E non dalle sue colleghe.
Bensì probabilmente da un uomo. Il suo datore di lavoro, tra l'altro.

L'omicidio è violenza.
Ma è anche vero che non è l'unica forma.
Che le cattiverie, la perfidia che si incontra quotidianamente sui luoghi di lavoro non è da sottovalutare.
Ho omesso anche di ricordare loro che troppo spesso nei contesti lavorativi e professionali i comportamenti che avevano condannato verbalmente poco prima sono perpetrati da maschi sulle colleghe e proprio in quanto femmine.
E che se ci guardassimo attorno senza preconcetti, con la voglia di vedere davvero, non potremmo affermare senza mentire che "Solo le donne sono capaci di tanta crudeltà. Un uomo non lo farebbe mai".

Non è così.









Nessun commento: