I VESTITI DEL RE

La mia sola dipendenza è la libertà.
E non intendo disintossicarmi.
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I'm addicted to freedom only.
And I'm not going to undergo any treatment.

lunedì 2 aprile 2007

DELLA POLITICA NON MI FIDO - Gino Strada

Sabato scorso Gino Strada è stato nuovamente ospite a "Chetempochefa".


Un messaggio accorato, preoccupato, giustamente arrabbiato, certamente indignato.
C'è ben poco da commentare. Le parole del grande Gino sono più che incisive.
Vale la pena fermarsi a riflettere.

Se si può fare qualcosa per salvare una vita umana sia sempre meglio farla che il suo contrario, a prescindere da chi è la persona da tirare fuori dai guai.
A prescindere anche dai giochi della politica
”.

Parla dell’operazione Achille in Afghanistan.
Sottolineando la contraddizione tra i bombardamenti che causano ogni giorno migliaia di vittime (di cui una piccola parte approda negli ospedali di Emergency, per la difficoltà nei collegamenti e negli spostamenti, o semplicemente perché … muore prima), e la richiesta di salvare una vita umana.
Parla di una “campagna militare di bombardamento, una campagna definita decisiva dalla Nato che si svolge in totale assenza di informazione, non c’è un giornalista”.
Parla di bombardamenti da parte dell forze NATO, seguiti da rastrellamenti da parte delle forze Afghane sul territorio.
Il cui risultato è una “collezione di vittime civili”.

Perché Emergency è una voce ascoltata?
Un milione e quattrocentomila Afghani curati da Emergency in 7 anni, è la risposta.
Azioni, non chiacchiere.

Cosa chiede Gino Strada, cosa si può fare per Ramatullah Hanefi (e per Adjmal Nashkbandi):
E’ doverosa una “richiesta ufficiale del Governo italiano al Governo afghano per la LIBERAZIONE IMMEDIATA di Ramatullah Hanefi, non che sia chiarita la posizione di Radmatullah … non c’è nulla da chiarire. Non c’è nessun mistero”.

"E’ in gioco la dignità ed il rispetto per gli esseri umani, specie per quelli per cui dovremmo portare gratitudine. "
Attualmente, dice Gino Strada, nonostante il Governo assicuri che sta facendo il possibile, “non ci sono trattative in corso”.

"Con i militari e con la Nato nessuno [rapporto] , né vogliamo averne, perché non vogliamo avere nessuna commistione.
Non vogliamo contribuire a quella favoletta che adesso mi sembra sia stata finalmente abbandonata anche ufficialmente, cioè che noi abbiamo militari, incursori … abbiamo tutta l’alta tecnologia distruttiva per costruire pozzi, fare neonatologia, aiutare le vecchiette ad attraversare la strada, distribuire i chupa chupa ai bambini.
Con le forze politiche e con i gruppi all’interno dell’Afghanistan noi abbiamo da sempre una posizione di assoluta neutralità”.

“Curiamo tutti perché crediamo che il medico non possa chiedere di fronte a un paziente, specie se un paziente è in pericolo di vita: “Ma tu per chi hai votato, ma di che squadra sei”. Ma questa è follia totale. Un ospedale deve essere un luogo ospitale per chiunque ha bisogno, e curare tutti vuol dire non fare discriminazioni. Questo non significa sposare la causa di nessuno, personalmente non ci è simpatico nessuno di quelli che usano la violenza. Che abbiano l’uniforme o che abbiano il turbante, che siano militari in divisa oppure no. Chi ha scelto la strada della violenza secondo noi ha scelto una strada sbagliata e catastrofica per tutti. Questo non vuol dire che non si parla con tutti, sono proprio loro quelli da convincere”.

Chiarezza, onestà trasparenza, pubblicità.
Queste le armi per vincere le guerre. O meglio, per evitare le guerre.

Sottoscriviamo l'appello di Emergency per salvare un’altra vita:

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